30 0tt.2007 ore 19.50 arrivo nel paese dalle mille colline.
Sono con Anna, che ha seguito i finanziamenti dei progetti di Epsilon in Rwanda. All'aeroporto di Kigali ci attendono Gabriella, di “Insieme per la pace Suisse” e Alphonse, l’autista.
Gabriella Caldelari conosce il Rwanda dai terribili giorni del genocidio del’94, l’ha percorso in lungo e in largo durante la guerra salvando centinaia di bambini e donne, ha lasciato un bellissimo e toccante racconto di questa sua esperienza nel libro: "Rwanda, per non dimenticare”, e da allora, con una energia e una forza d’animo straordinarie, si è dedicata ad aiutare orfani e vedove con l’approccio più giusto, quello di far riavere a chi ha tanto sofferto o è stato fisicamente e moralmente mutilato, una vita dignitosa nel proprio paese. Gabriella conosce personalmente i bimbi affidati in adozione a distanza, ne controlla i risultati scolastici e i progressi nella crescita, aiutata, in sua assenza, da donne rwandesi generose e intelligenti.
Prima di uscire dall’aeroporto vediamo turisti che, mal informati e stupidamente riluttanti, sono costretti a lasciare lì i loro sacchetti di plastica, banditi dal paese. Primo segnale positivo di un grande rispetto dell’ambiente e senso civico.
La prima impressione su Kigali, attraversandola in auto nel buio, è di grande ordine e pulizia, rotonde verdi immense e tenute benissimo, quartieri con belle case e giardini. Non si vedono le abitazioni più povere mescolate alle altre sulle colline che dovunque circondano la città,di cui, a metà novembre, si celebra il centenario: non senza qualche voce dissenziente che la considera esistente dal 1345, la sua fondazione viene fatta risalire al 1907, anno in cui fu costruita la casa di Richard Kandt, giunto qui come governatore della "Deutsch Ostafrika " all'inizio dei dieci anni di colonialismo tedesco.
Sono con Anna, che ha seguito i finanziamenti dei progetti di Epsilon in Rwanda. All'aeroporto di Kigali ci attendono Gabriella, di “Insieme per la pace Suisse” e Alphonse, l’autista.
Gabriella Caldelari conosce il Rwanda dai terribili giorni del genocidio del’94, l’ha percorso in lungo e in largo durante la guerra salvando centinaia di bambini e donne, ha lasciato un bellissimo e toccante racconto di questa sua esperienza nel libro: "Rwanda, per non dimenticare”, e da allora, con una energia e una forza d’animo straordinarie, si è dedicata ad aiutare orfani e vedove con l’approccio più giusto, quello di far riavere a chi ha tanto sofferto o è stato fisicamente e moralmente mutilato, una vita dignitosa nel proprio paese. Gabriella conosce personalmente i bimbi affidati in adozione a distanza, ne controlla i risultati scolastici e i progressi nella crescita, aiutata, in sua assenza, da donne rwandesi generose e intelligenti.
Prima di uscire dall’aeroporto vediamo turisti che, mal informati e stupidamente riluttanti, sono costretti a lasciare lì i loro sacchetti di plastica, banditi dal paese. Primo segnale positivo di un grande rispetto dell’ambiente e senso civico.
La prima impressione su Kigali, attraversandola in auto nel buio, è di grande ordine e pulizia, rotonde verdi immense e tenute benissimo, quartieri con belle case e giardini. Non si vedono le abitazioni più povere mescolate alle altre sulle colline che dovunque circondano la città,di cui, a metà novembre, si celebra il centenario: non senza qualche voce dissenziente che la considera esistente dal 1345, la sua fondazione viene fatta risalire al 1907, anno in cui fu costruita la casa di Richard Kandt, giunto qui come governatore della "Deutsch Ostafrika " all'inizio dei dieci anni di colonialismo tedesco.
Curiosi e molto numerosi i mototaxi: il guidatore indossa un giubbetto e un casco verde e il passeggero ha lo stesso casco. Una bella idea:un modo più rapido e più economico per muoversi in città. Nelle piste di terra rossa sulle colline fuori Kigali vedremo anche i bicitaxi. E dovunque i minibus, taxi di trasporto collettivo.
Arriviamo a casa di Emmanuel, che ospita le altre compagne di viaggio, e me solo per una sera. Poi mi trasferirò all’adiacente hotel Gorilla, oggi al completo come gli altri di Kigali per via del congresso panafricano Connect Africa, sulla diffusione di Internet in Africa (un tabellone pubblicitario annuncia infatti il collegamento wireless per tutto il Rwanda entro la fine del 2008). È una casa da persona benestante quale lui è (commerciante e immobiliarista) con un bel giardino dove passeggiano elegantemente due bellissime gru coronate, ci sono tutti i comfort, 4 camere con relativi bagni e Cipriano, simpaticissimo e sempre sorridente, bravo cuoco e tuttofare. Emmanuel è anche il responsabile del progetto dell’acquedotto cui Epsilon ha fornito la pompa, e segue un po’ tutte le attività di Gabriella quando lei non c’è. Ovviamente come volontario e “benefattore”.
Gabriella mi fornisce dettagli sul come Kigali ( e anche, come potrò verificare in seguito, tutto il paese) sia "pulita come la Svizzera", persino nei luoghi più affollati. C’è un grande senso civico e coinvolgimento collettivo in questo: nessuno fuma per strada e nessuno butta niente per terra. Anche perché l’ultimo sabato di ogni mese, tutti, ricchi, poveri, autorità e a volte anche il presidente, partecipano all’Umuganda, una sorta di “clean up the world” in cui i cittadini puliscono quartieri e zone verdi piantando anche nuovi alberi che vengono forniti gratuitamente da vivai predisposti a questo scopo.
Qui si fa anche la raccolta differenziata dell’umido e il relativo compostaggio, con l’intervento di cooperative che selezionano e separano i rifiuti. Nelle campagne il compostaggio lo fanno le singole famiglie.
Gabriella ci dà molte altre informazioni interessanti:questa non è una società sessista . Secondo la nuova costituzione le donne devono avere il 33% della rappresentatività istituzionale, ma in realtà è il primo paese al mondo con il 49% di elette in Parlamento. Prima della guerra le donne non potevano ereditare, ora sì. Pene gravissime vengono comminate a chi violenta una minorenne. La pena di morte è stata abolita. La maggiore età è a 21 anni e per evitare abusi, per sposarsi prima dei 21, una ragazza deve chiedere il permesso alle autorità. Una curiosità:una donna sposata e mamma, viene chiamata “maman+ il nome del figlio/a maggiore”, e non più col suo nome. È considerato un segno di rispetto! Anche se a me, con la mia cultura occidentale , non piacerebbe: mi sembrerebbe di essere inquadrata in un ruolo invece che in una identità personale..
C’è una grande prevenzione dell’AIDS, lo stato garantisce gratuitamente la triterapia a tutti i sieropositivi + un kit nutrizionale . Purtroppo però molte persone abbandonano la cura in quanto non sopportano i farmaci perché molto forti, non sono nutrite abbastanza, solo i ricchi li sopportano.
Dopo la guerra ci sono state molte privatizzazioni: elettricità, banche, zucchero (diventato troppo caro e non più accessibile a tutti), in parte anche l’acqua. E l’approvvigionamento dell’acqua è ovunque un grande problema.
Gabriella ci dà molte altre informazioni interessanti:questa non è una società sessista . Secondo la nuova costituzione le donne devono avere il 33% della rappresentatività istituzionale, ma in realtà è il primo paese al mondo con il 49% di elette in Parlamento. Prima della guerra le donne non potevano ereditare, ora sì. Pene gravissime vengono comminate a chi violenta una minorenne. La pena di morte è stata abolita. La maggiore età è a 21 anni e per evitare abusi, per sposarsi prima dei 21, una ragazza deve chiedere il permesso alle autorità. Una curiosità:una donna sposata e mamma, viene chiamata “maman+ il nome del figlio/a maggiore”, e non più col suo nome. È considerato un segno di rispetto! Anche se a me, con la mia cultura occidentale , non piacerebbe: mi sembrerebbe di essere inquadrata in un ruolo invece che in una identità personale..
C’è una grande prevenzione dell’AIDS, lo stato garantisce gratuitamente la triterapia a tutti i sieropositivi + un kit nutrizionale . Purtroppo però molte persone abbandonano la cura in quanto non sopportano i farmaci perché molto forti, non sono nutrite abbastanza, solo i ricchi li sopportano.
Dopo la guerra ci sono state molte privatizzazioni: elettricità, banche, zucchero (diventato troppo caro e non più accessibile a tutti), in parte anche l’acqua. E l’approvvigionamento dell’acqua è ovunque un grande problema.
Passiamo da una scuola, chiusa perché periodo di vacanza. Gabriella mi dice che il tasso di scolarizzazione è altissimo, che ci sono molte scuole, pubbliche e private, tutte a pagamento, più care le private. Le scuole elementari costano meno di un euro al trimestre ma per gli orfani di entrambi i genitori sono gratuite, il problema sono le secondarie che costano abbastanza e inoltre sono in internato, allora il I trimestre della I secondaria bisogna acquistare di tutto: materasso, lenzuola, catino, posate, asciugamani, la scorta di sapone e dentifrici per tutto l'anno, tuta e scarpe da sport, due uniformi oltre al materiale scolastico, una piccola dote insomma con ovviamente la valigia per sistemare il tutto. E spesso capita che l'anno scolastico venga concluso prima del termine ufficiale perchè non ci sono più soldi neppure per alimentare i ragazzi, che sono costretti a tornare a casa. E purtroppo, per il prossimo anno, le rette scolastiche sono state più che raddoppiate, il che comporterà inevitabilmente delle gravi ricadute sociali.
A Rutongo visitiamo subito il piccolo Centro Nutrizionale finanziato da Epsilon : i bambini malnutriti vengono curati e, una volta guariti dopo circa cinque mesi, riportati in famiglia per far posto ad altri. Verranno poi comunque periodicamente controllati perché continuino a star bene. Se invece sono orfani, rimangono ospiti del centro. I bimbi che incontriamo vanno da 1 a 12 anni circa, per lo più sono piccoli,e allegri (tranne l’ultimo arrivato, un piccolino che appare ancora sperduto). Sono ben vestiti, uno non molla il suo camioncino-giocattolo di plastica, tutti giocano con un gattino e insieme cantano “Ci son due coccodrilli…” in perfetto italiano, canzone insegnata loro mesi fa dai volontari di “Insieme per la pace Suisse”. Poi, guidati da Constance, la presidente dell’Associazione delle vedove, che si occupa che tutto funzioni per il meglio per conto di Gabriella, si mettono graziosamente a danzare una danza locale. Tutti molto teneri e carini.
Anna incontra Umunezero, il bimbo da lei adottato a distanza, bellissimo e vivace. Ha 4 anni ed è stato abbandonato alla nonna dalla mamma che se ne è andata perché lo credeva matto: aveva invece crisi di epilessia ed ora, con le medicine adatte, sta meglio ed è ben vestito, ben nutrito e ben curato.
Rutongo è una piccola comunità, organizzata da Gabriella come centro di assistenza per l’Associazione delle madri vedove e da questa gestita: ci sono una grande capanna circolare per le riunioni e la socialità, la panetteria, un grill-bar, un centro di produzione-vendita di cesti, una sartoria, un saponificio,una banca etica, un foyer di assistenza per vedove e orfani,e un centro di ricamo, recupero di una tradizione locale. Come ad altri, Gaby ha regalato mucche e capre. Il Rwanda è uno Stato montagnoso e prima del genocidio la popolazione possedeva molte mucche e capre. Tutti gli animali sono stati uccisi durante i terribili avvenimenti del '94e ora, oltre a numerosissime vedove e a centinaia di migliaia di orfani, la popolazione deve far fronte a una povertà immensa. Per loro possedere un animale rappresenta un sollievo, non solo per il latte che produce ma pure per il concime che offre. La terra non è fertile e regalando una mucca o una capra può partire un nuovo ciclo della loro cultura agricola che comprende produzione di latte ed arricchimento del terreno. Più a valle una piscicoltura e un’apicoltura.
Iscriviti a:
Post (Atom)